Intelligenza scolastica: una visione strategica per l’evoluzione educativa

Il Dirigente Scolastico, promotore delle tecnologie in cloud per didattica e amministrazione, si impegna ad integrare l'Intelligenza Digitale nella Scuola.

Il preside che vorrei.

Francesco Verderosa

Dirigente Scolastico

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Come è noto a molti, da buon vecchio animatore digitale, sono un convinto promotore delle tecnologie informatiche, soprattutto in cloud, nell’ambiente scolastico, sia in didattica sia in amministrazione.

Questa riflessione è frutto del bel seminario che ho seguito oggi a Matera, promosso da Claudia Datena e coordinato da Francesco Greco, rispettivamente dirigente coordinatrice e dirigente tecnico dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Basilicata: “Come cambiano i modi di apprendere nella società dell’intelligenza artificiale – 1° seminario nazionale“.

La formazione di oggi ha alimentato la mia curiosità e ha rinnovato il desiderio di integrare l’intelligenza artificiale nel contesto educativo.

Ascoltando le lezioni che si sono succedute oggi presso l’Università degli Studi della Basilicata ho potuto affinare la mia percezione e il mio impegno verso l’integrazione tecnologica nel contesto educativo.

Sono sempre contento di poter imparare.

Oggi sono contento di avere ascoltato Luciano Chiappetta, dirigente ministeriale in pensione: ha trasmesso una visione del lavorare a scuola che condivido.

Della sua lectio ho condiviso ogni pensiero, ogni frase, ogni sillaba, ogni pausa e ogni respiro.

Ciò che scriverò in seguito lo ritengo in linea con il suo insegnamento.

Nella mia percezione mi definisco un utente sperimentale di intelligenza artificiale generativa, limitato al dominio dei modelli conversazionali e dell’apprendimento automatico.

Ricordo con una certa tristezza il mio primo ingenuo tentativo, non riuscito, di introdurre l’Intelligenza Artificiale nella mia scuola.

Non posso ignorare le sfide incontrate, la paura malcelata nei collegi dei docenti, non tutti, riguardo l’uso dell’IA: essa è percepita da chi non la conosce come un mero strumento che facilita il plagio, piuttosto che l’apprendimento.

Questa resistenza palesa un conservatorismo di sistema: l’evoluzione è percepita come minaccia alla sopravvivenza del sistema stesso.

È così che emerge la necessità di una visione strategica comune: dobbiamo definire insieme e condividere un approccio pluralista e integrato, che consideri adeguatamente i contesti territoriali, sociali e ordinamentali. Le sperimentazioni isolate possono essere messe a sistema, non solo in rete. Un sistema di valori e aperture metodologiche.

La nostra scuola ha la capacità e la responsabilità non solo di accompagnare, ma di guidare questa transizione, assicurando che le metodologie didattiche e le tecnologie di apprendimento preparino gli studenti non al futuro, al digitale presente.

 

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